Casella di Posta

BIBLIOGRAPHY

in italian language

renzo cresti - linguaggi della musica contemporanea 2
Ed. Guido Miano, Milano 1995

A.A.V.V. Enciclopedia dei Compositori Contemporanei
Ed. Pagano, Napoli 1999

 

... Il catalogo delle opere di Remigio è assai nutrito, infatti, comincia a scrivere a soli 11 anni, quando compone Giga per violino, strumento che ricorrerà spesso nella produzione futura.

Sulla scia di quel primo lavoro nasce dopo due anni (1975) il Duettino per due violini e l'anno seguente Foglio d'album per pianoforte, altro strumento ricorrente nell'attività compositiva di Remigio (un secondo Foglio d'album viene steso nel 1982).

Ai fermenti giovanili appartiene anche l'abbozzo di un lavoro lirico sull'Adelchi di Manzoni (del quale rimane l'Ouverture).

Negli anni che seguono vedono la luce altri lavori da camera a carattere sperimentale, nei quali Remigio prova soluzioni diverse per la grafia musicale.

Dal '78 all' 83 studia composizione da solo, in seguito si iscrive al Conservatorio de L'Aquila, dove nell'89 si diploma con Matteo D'Amico, conseguendo nel frattempo anche altri diplomi (violino, strumentazione per banda e musica elettronica e direzione d'orchestra).

Nel 1980 compone un lavoro teatrale Orizzonti sonori per 2 mimi, voce recitante, soprano e pianoforte, su testo dello stesso Remigio, il quale più volte, sarà anche in seguito, l'autore della parte poetica. In altri pezzi di questo periodo, come Grafia assoluta per uno o più strumenti o Studio per pianoforte, ritorna il tratto sperimentale, aderendo ad impostazioni estetiche che si rifanno a Cage e a Bussotti.

La fase dell'apprendistato si conclude nel 1982 con i Due lamenti per soprano e pianoforte con testo dell'autore.

Onirico per violino del 1983, segue un percorso compositivo nuovo, meno sperimentale e cageano e più organizzato, viene, infatti realizzato solo sugli armonici semplici e doppi del violino.

Segue le stesse tracce nelle sfumature di colore (armonici e tavole) Via del Bargello sempre del 1983. Trio, per flauto, tromba e violino apre l'84 amplifica la scrittura dei due pezzi precedenti, in un gioco cameristico di colori timbrici.

Nel periodo ricompreso tra l'84 e l'87 si segnala per la particolarità dell'organico Psicostasia (1984) per trombino e tre trombe, mentre i titoli più significativi sono Tesi (1985) per violino, violoncello e pianoforte, Free (1986) per quattro violini, Melisma (1986) per coro a cappella, su testo dello stesso Remigio e Soft (1986) per violini, viola, violoncello e contrabbasso, dai passaggi timbrici molto belli.

Da Soft prendono vita altri lavori, come Brivido per soprano, chitarra e contrabbasso, Sting per chitarra, Shelton 87, per computer e nastro magnetico, tutti dell'87 ed Errante (1988) per violino e computer.

Nel 1988 Remigio, nel tentativo di recuperare filtrandola la tradizione lirica italiana, imbocca una nuova strada ed inizia il ciclo Minus Song.

I titoli sono tratti dal primo verso delle liriche scelte per la corrispondenza alla sensibilità di Remigio e per le doti di brevità (Minus).

Remigio predilige, generalmente, i letterati del Novecento storico, come Lorca, Silone, Hesse, ecc., sconfinando nel tardo Ottocento, con Poe, o nella contemporaneità con Eco.

Il ciclo comprende una decina di pezzi; negli ultimi la scrittura è notevolmente semplificata, per dar modo di esprimersi gestualmente sia al cantante sia al pianista.

E' un ammiccare alla gestualità da salotto ottocentesca ed è proprio questo gusto un po' retrò costituisce la velatura fascinosa degli ultimi brani.

La prima delle liriche del ciclo Il naso di Lulù (1998) su testo dello stesso autore, viene composta utilizzando le note comprese nello stesso nome Re-Mi-G-LA (che deriva dalla A di Davide).

A queste note se ne aggiungono delle altre, ma la base armonica ed il colore rimangono sempre legate alle quattro di base.

Questo modus operandi viene ripreso, quattro anni dopo, nel 1993, in Flix per flauto solo, in cui alle quattro note di base viene aggiunta il solo SI, come nota di contrasto.

Il lavoro per voce recitante e 11 strumenti Omaggio a Silone, su testo tratto a L'Avventura di un povero cristiano, riceve il premio della Regione Abruzzo, intitolato al celebre scrittore.

Bella la lirica per soprano e pianoforte, Cuore non mi lasciare (1989): la linea vocale è movimentata, formata da ampio intervalli, si alterna con la parte pianistica; raramente le due parti sono insieme.

Nello stesso 1989 Remigio dà inizio al Ciclo astrale, con due composizioni: una per pianoforte Tejat e l'altra per chitarra Hyades.

Tutti i lavori di questo ciclo prendono il nome dalle stelle, (l'idea era nata a Remigio con l'esplosione della Supernova Shelton 87) e contengono una ricerca timbrico-strumentale, a carattere virtuosistico.

Tutti i brani sono per strumento solo e fanno esplicito riferimento ai movimenti della natura che si rispecchiano nell'uomo.

A parte i primi due, gli altri vengono scritti nel 1991.

Antares è per clarinetto e vi si nota la brillantezza del ritmo e del colore cangiante, le pagine finali sono di soffusa bellezza.

Righel è per flauto, composto da alternanze di rapide figurazioni a note più lunghe.

Eleganza e scorrevolezza sono caratteristiche che si riscontrano nei vari lavori, come Algol per violoncello, basato su un fraseggio vivace e ben legato, alterna eterei suoni sulla punta dell'archetto a più dense figure che danno corposità e ritmo.

La conclusione è soffice, con note appena accennate.

La tecnica si basa su dei pannelli sonori che, variamente articolati al loro interno, si susseguono in una trasfigurazione continua del materiale di partenza.

Deneb è per clavicembalo, vivace, dalla ritmica frastagliata e dalla timbrica tagliente.

Achernar è per vibrafono, si tratta di un virtuosistico, caleidoscopico, mutar di colori.

La gestualità è un elemento essenziale in questi pezzi.

Regulus è per corno, vi si sente il piacere del suono, un gusto che troppe volte è andato perduto nella cosiddetta musica contemporanea.

Mirfak è per violino, vagamente simile a Rigel, si basa su veloci e sostanziose figure che si alternano a note isolate e a piccole gruppi, creando un'energica sequenza di pannelli sonori, estremamente differenziati al loro interno.

Infine Kursa è per trombone e tenor-basso in Sib-FA; anche in strumenti poco agili come questo Remigio riesce a ottenere una scorrevolezza ed una qualità di suono notevoli.

Rag (1991) per pianoforte è una breve composizione dove si sviluppa l'idea del rag: il ritmo in evidenza sorregge una sequenza di accordi secchi, ben scanditi che forniscono al pezzo un carattere tagliente.

Ancora per pianoforte è Una cartolina da "Rima", brano composto da alcune citazioni dal pezzo di Donatoni che si intitola appunto Rima.

La tecnica utilizzata è quella della variazione, l'inizio di una nuova variante corrisponde a una citazione.

Si tratta di micro-variazioni su una ritmica ostinata.

La struttura e il suono risultano molto compatti. Jet per flauto, violino e chitarra, Lim per dodici esecutori, Le mani sporche per clarinetto e archi ed altri, dei tanti composti nel 1991 e '92, sono impostati in maniera simile a quelli del Ciclo astrale, riprendendo una prassi compositiva assai vicina a quella di Donatoni, che Remigio frequentava anche a santa Cecilia.

La scrittura è aerata anche da pause, l'intervallistica è ampia e si dispone in piccoli gruppi o in note isolate.

Curiosa l'idea di scrivere un brano per campanelli, Tuc, il quale, malgrado l'organico strano, mantiene ferme le prerogative della scrittura di Remigio.

Mordenti per undici esecutori viene eseguito al Gadeamus di Amsterdam, come appendice di questo pezzo nasce Trenek (1993) per violino e fisarmonica: il violino ha un fraseggio basato su note isolate o piccoli gruppi, nei quali predomina la quintina; la fisarminica ha una parte densa, almeno fino alle pagine conclusive, quando si riduce a note lunghe tenute.

I suoni della fisarmonica creano un clima onirico, su questo contesto il violino s'inserisce con segmenti sonori brevi e ripetuti, di grande tensione comunicativa.

L'incontro con il musicologo Carlo Vitali diventa l'occasione per progettare l'opera teatrale Marlene in due atti e nove scene.

Il lavoro prevede 13 personaggi, oltre al coro. Primo risultato è stata la lirica dal sapore orientaleggiante Du hast mit mir gespielt (1993) per soprano e pianoforte: la voce si dispiega con morbidezza, la cantabilità è insinuante.

Dal lavoro lirico Remigio ha tratto altri brani , come Minimal (1994) per pianoforte solo, lavoro composto sulle note E-G-A-D-H: la struttura si giova di un'ampia intervallistica che dà origine a brevi segmenti sonori che si incastrano e si alternano velocemente.

La ritmica è frastagliata; la difficoltà esecutiva è notevole, ma si tratta di un virtuosismo funzionale alla complessità del costrutto.

Ancora da Marlene sono tratti i brani per canto e pianoforte, come Quando vien la sera, When you sit by me, Camerata Hoffmann!, E così miss Dietrich, tutti scritti nel 1994, oltre all'Intermezzo per orchestra d'archi, composto nel 1995.

Sono tutti pezzi che partono dal teatro per passare attraverso gli stilemi della lirica cameristica e approda al song europeo.

Un song sempre attento alla tradizione, ma con un taglio compositivo aggiornato alle tecniche più recenti.

Tra le composizioni del 1995 è da segnalare Truax per violino, basato sul parametro ritmico, con ostinati alla mano sinistra, Remigio segue due filoni (complementari) uno più libero e cantabile, l'altro più materico, dove l'autore asseconda il lievitare dei suoni di base.

A questa seconda impostazione appartiene Intermezzo, un fascinoso lavoro per archi, basato su micro-variazioni di una cellula che si autogenera.

Tale cellula sonora si ripete con varianti, creando un caleidoscopio di colori che girano su se stessi , in una sorta di spirale di suoni, sempre uguali e differenti...

da - linguaggi della musica contemporanea 2

A cura di Renzo Cresti

© 1995 Guido Miano Editore


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